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Musei

 Reperti romani ed alto-medievali

L’Expo Archeologica raccoglie ed espone, in un allestimento razionale e moderno, buona parte dei reperti romani e alto-medievali venuti alla luce dalle campagne di scavo nel territorio castellano, affermando l’importanza di Castellavazzo quale centro della Valle del Piave sorgendo sulla via di comunicazione verso l’Europa Transalpina, arteria di grande importanza già dall’Età del Ferro (primo millennio a.C.).

L’expo espone i ritrovamenti di reperti appartenenti ad una necropoli, altri databili al periodo classico e alcuni a quello alto medievale. Il percorso espositivo, ben studiato e strutturato nella sala al piano terra dell’ex sede municipale di Cacstellavazzo, porta il visitatore ad esplorare il tempo e lo spazio, guidato tanto dagli oggetti esposti – tra i quali monete, spilloni, anelli, stili, punte e frammenti, anfore e pugnali – quanto dagli importanti pannelli esplicativi. Un passaggio di sicuro effetto è la riproduzione grafica dello scheletro del giovane con pugnale, affiancato dai due grandi classici archeologici del territorio di Castellavazzo, la più famosa e ormai identificativa stele neroniana datata al I secolo d.C. e il fossile della spina dorsale di uno squalo preistorico su due lastre di pietra rossa di Castellavazzo.

Il percorso museale

La sala che ospita la Expo Archeologica vede il proprio percorso da una serie di pannelli che supportano il visitatore contestualizzando i reperti e illustrando la storia del territorio nei secoli di riferimento.

Il percorso ha una struttura cronologica, principiando dalla doppia lastra di pietra rossa di Castellavazzo che ingloba il fossile di un grande squalo preistorico che popolava i fondali marini bellunesi.
A segnare il passaggio all’epoca romana è la famosa stele neroniana (54-68 d.C), base con iscrizione dedicatoria, che fornisce preziose informazioni sull’organizzazione territoriale dell’area in epoca romana.

Due magistrati dedicano alla comunità locale dei Laebactes un “horilogium cum sedibus”, ovvero una meridiana sotto forma di obelisco e circondata da sedili, una sorta di luogo di aggregazione. Questa base iscritta fu poi soggetta alla rinascimentale ottica del riuso delle antichità ed impiegata quale sostegno dell’altare della chiesa di sant’Elena almeno tra il 1540 e il 1795 e forse fino alla fine dei giorni dello stesso luogo di culto, a causa della sua distruzione nel 1822 durante i lavori sulla Strada d’Alemagna voluti dall’Imperatore Francesco I d’Austria.

Tesori nelle teche

Gli ulteriori oggetti ascrivibili alla romanità e messi in mostra nelle teche sono provenienti da un deposito votivo, presenza che sarebbe indizio della presenza di una vicina area di culto a monte della piazza: tra ireperti ritrovati ed esposti possiamo annoverare molte monete (IV-V secolo d.C.) e oggetti di ornamento personale e di uso quotidiano in bronzo e vetro, ma anche due bronzetti di matrice venetica del tipo “guerriero a riposo”.

Nelle teche centrali trovano spazio due tombe ad incinerazione databile tra la fine del I e gli inizi del Ii secolo d.C. ed emerse durante gli scavi in località Crosta negli anni 1996-1997 assieme ad una vasta area di combustione ricca di materiali, rinviabili a pratiche di commemorazione successive. Notevoli sono gli elementi che componevano i corredi funebri delle due sepolture, tra i quali spiccano un piccolo anello d’oro di pregevole fattura e strumenti di scrittura, indici della appartenenza ad una classe abbiente.
Il percorso si chiude con una interessante ricostruzione grafica della sepoltura alto-medievale (VI-VII secolo d.C.) venuta alla luce durante gli ultimi scavi della piazza di Castellavazzo del 2009. Lo scheletro appartiene ad un ragazzo tra gli 11 e i 13 anni di età, accompagnato nel suo ultimo viaggio da un coltello a serramanico del tipo “Farra” di notevole qualità di esecuzione.

Il museo si trova in via Roma, 16 – Longarone (BL), l’apertura si effettua su prenotazione chiamando il numero 348/0159951.