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Cosa vedere

Villa Cappellari Bonato

Il fabbricato è situato a nord della vecchia Longarone, la sua costruzione viene fatta risalire a circa il 1860 su progetto dell’arch. Mengoni (costruttore della galleria Vittorio Emanuele di Milano e della ferrovia Feltre-Belluno) e realizzata da Agostino Cappellari, costruttore longaronese proveniente dal Friuli.

La facciata principale porta tre affreschi incorniciati: il medaglione alto sotto il timpano rappresenta Veneranda Sacchet Cappellari, mentre i due più piccoli rappresentano Antonio Talacchini, impresario di Varese, costruttore dell’Alemagna e artefice della bonifica della piana di Villanova Faè, chiamata poi “campagna Protti”, a sinistra Giuseppe Mengoni.

La villa di stile liberty neogotico austriaco era costituita dall’edificio principale, ancor oggi abbastanza conservato, e uno secondario di minor rilevanza architettonica, che ha subito una modifica negli anni ’20. L’edificio si sviluppa su quattro piani: al piano terra l’ingresso principale con due locali, per lo studio del Sig. Cappellari e una scala in pietra di Castellavazzo che porta ai piani superiori; il primo piano era riservato alla zona giorno, al secondo piano c’è la camera matrimoniale con arredi originali, le pareti affrescate, il soffitto con una lunetta centrale con quattro putti che sorreggono immagine di un cappello (Cappellari) e di un sacchetto (Sacchet). Il terzo piano è costituito da quattro camere più una soffitta nel sottotetto.

Palazzo Mazzolà

Si narra che Giacomo Mazzolà, avesse deciso di costruire questo palazzo per “figurare” al pari delle altre famiglie nobili dell’epoca e per ostentare un alto tenore di vita nei confronti della donna che il figlio avrebbe poi sposato.

Il dignitoso ed elegante palazzo sembra sia stato iniziato nel 1736; già nel 1741 la famiglia Mazzolà vi abitava, mentre si ritiene che la data riportata sul pavimento del piano rialzato, 1747, sia quella dell’ultimazione definitiva dell’edificio. Il palazzo si presenta come unica costruzione del 1700 il cui stile richiama le ville padronali dell’epoca. La costruzione ha pianta rettangolare; lo scantinato occupa solo circa metà della superficie di pianta, probabilmente perché appoggiato su un costone di roccia. Una scala a tre rampe (rifatta negli anni ’60 perché danneggiata dalla catastrofe) in pietra rossa di Castellavazzo porta all’ingresso principale del piano rialzato.

L’ampio salone interno ha pareti e soffitto decorati con superfici al marmorino di diversa tinta e disegno; a lato dello stesso si inserisce un vano scala centrale, con un portale in pietra di Castellavazzo grigio-rosa finemente lavorata.

Il salone al primo piano è il locale più prestigioso ed elegante dell’edificio per le sue pareti completamente decorate a stucchi che in origine facevano da cornice a grandi quadri dipinti; il soffitto è realizzato con travi a vista, le tre ampie finestre danno accesso al balcone.