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Cosa vedere

I Murazzi

Situati nel Cuore di Longarone, sono un opera gigantesca di ingegneria e architettura di grande valore storico-culturale, la loro posizione strategica permise di salvarsi dall’Onda del Disastro del Vajont e sono una delle poche testimonianze della ‘Vecchia Longarone’.

I lavori di costruzione risalgono alla fine del 1500 e furono terminati nel 1817, per volere dalla Famiglia Sartori, famiglia di origine Veneziana che si instaurò nel Longaronese, per la sua posizione strategica nel commercio del legname;

I murazzi si presentano come una serie di gradoni, composti da cinque ripiani sostenuti da muri a secco di notevole spessore a grandi blocchi di pietra perfettamente squadrata; hanno un’altezza di 10/12 metri e una lunghezza di 100 metri e una profonditaà pari a 30 metri.

L’accesso principale si raggiunge salendo la via Murazzi, un tempo collegata alla signorile scala dei giardini di palazzo Sartori. I grandi murazzi antichi sono stati realizzati per ottenere terreni da coltivare e per proteggere le case dalla caduta di massi.

Monumento al gemellaggio

Situato in Piazza Urussanga. «Questo gemellaggio», ha detto Padrin sindaco di Longarone, «è un punto importante della nostra storia. Una storia iniziata alla fine del 1800 quando tanti nostri concittadini presero la strada dell’emigrazione. Aver scoperto persone che questa comunità ha conservato nel cuore le proprie origini, il nostro dialetto, ci ha aperto il cuore pensando alle vicissitudini, talvolta tristi e faticose, che hanno dovuto portare con sé nel cuore sempre l’amata patria. In questi anni abbiamo instaurato un profondo rapporto di amicizia, fratellanza nella cultura, nel sociale fondato nell’identità di comuni sentimenti e ideali. Vorremmo fare di più, ma la lontananza tante volte non è facile da superare. Di strada ne è stata fatta, ma mi auguro ne faremo ancora tanta insieme per vivere ancora momenti emozionanti come questi».

Monumento dell’emigrante

Il monumento bronzeo dell’Emigrante, dedicato a tutte le famiglie che lasciarono la propria terra per construirsi una vita migliore, venne inaugurato il 6 ottobre 2011 e fu fortemente voluta dal ing. Arrigo Galli, Presidente della famiglia degli Ex-emigranti di Longarone.

L’autore dell’opera è Antonio Bottegal che così spiega il significato del monumento: “Il bronzo è per far risaltare le figure che rappresentano diversi mestieri, alcuni scomparsi come il carrettiere, altri attuali come il gelatiere.”

Longarone ha stretto in questi anni numerosi patti d’amicizia con i Paesi in cui i nostri emigranti hanno vissuto come in Brasile, in Argentina, in Germania e in Croazia.

Monumento a Jacopo Tasso

Monumento in piazza Jacopo Tasso, di fronte alla Chiesa Monumentale di Santa Maria Immacolata di Longarone.

Jacopo Tasso nacque a Longarone il 23 ottobre 1801 da una famiglia benestante con grande culto patriottico.

La sua cittadina natale, Longarone, gli aveva innalzato un monumento, opera di Urbano Nono, inaugurato il 10 settembre 1911; travolto dal disastro del Vajont, di questo monumento furono recuperati il basamento e la testa, oggi restaurato ad opera di Gianni Pezzei e collocato nell’omonima piazza il 20 maggio 2000.

Monumento ai caduti

Situato in Piazza Gonzaga e ben collocato in uno spazio aperto e area pedonale il monumento, il monumento è composto da un alto e massiccio basamento in pietra con gradini su ciascun lato e da una scultura in bronzo dell’artista cadorino Annibale De Lotto (1877-1932).
Essa rappresenta la Vittoria, qui raffigurata secondo i canoni d’allora, come una donna in tunica con elmo, scudo e pugnale. La statua risente inevitabilmente della pesante retorica guerresca del tempo, ma è comunque armoniosa e ben eseguita.
Sul piedistallo è riportata l’iscrizione dedicatoria “Longarone/ai suoi morti/per l’Italia/MCMXV-MCMXVIII/Nella pietra/il simbolo/oltre la pietra/duri negli animi/la memoria del sacrificio”.
Sul retro il testo del bollettino della vittoria di Armando Diaz.

Monumento di Simon Benetton

Il Monumento posto in Piazza Gonzaga, proprio di fronte alla sede della Pro Loco, al centro culturale e al museo “Longarone Vajont Attimi di storia” è stato realizzato nel Dopo Vajont dall’artista Simon Benetton.

La forma imponente vive nello spazio come presenza della volontà di progresso dell’umanità, un’apertura alla luce e alla dinamica del pensiero. La piastra rappresenta la comunità di Longarone spezzata dalla catastrofe del Vajont. Con le due piastre che convergono in due punti diversi, Benetton vuole esprimere la difficoltà nel costruire una comunità unita che si è creata tra i sopravvissuti alla tragedia del Vajont e i nuovi longaronesi, venuti da fuori.

Sono però presenti dei punti di ri-unione che rappresentano i punti di congiunzione della comunità. La forma imponente della nuova città, rappresentata dalla grandezza delle piastre d’acciaio, vive nello spazio come presenza della volontà di progresso dell’umanità, un’apertura alla luce e alla dinamica del pensiero.

Aiuola monumento alla solidarietà del Vajont

Sul sagrato della Chiesa Monumentale è stata ricavata un’aiuola speciale, intitolata “un monumento alla solidarietà del Vajont“.

Nel 2002 ha avuto avvio da parte dell’Associazione Superstiti del Vajont, l’iniziativa per la realizzazione di questo monumento che riportasse alla memoria la grande partecipazione umanitaria ricevuta dalla Comunità Superstite attraverso interventi di soccorso. Le popolazioni locali, nel commemorare periodicamente quell’evento luttuoso, non hanno smesso di ricordare con commozione e gratitudine quell’abbraccio di solidarietà del popolo italiano e del mondo intero.

Il 5 ottobre 2003, in concomitanza con la “giornata del superstite del Vajont”, è stata inaugurata un’aiuola di terra, simbolo di appartenenza, fratellanza, di impegno quotidiano e di fecondità, elemento cioè, in grado di generare qualcosa di nuovo.

È stato chiesto a tutti i presidenti delle province italiane l‘invio di una zolla di terra significativa che fosse mescolata con quella raccolta sulla frana del Vajont, per formare una semplice aiuola da coltivare con fiori e piante. Molte di queste sono state raccolte su altrettanti luoghi segnati da distruzioni, lutti, sofferenze, disperazione, guerre.
Questa aiuola-monumento è adornata dall’opera vincitrice dell’Ex-tempore di scultura su legno, svoltasi nei luoghi della memoria durante l’estate 2003, dell’artista argentino Flavia Robalo, dal titolo “uniti per la vita”.

 

Opere in pietra di Castellavazzo

Alcuni tra i più noti dei lavori con la pietra di Castellavazzo:

  • Lapide Neroniana – 93x62x70cm – Municipio di Castellavazzo
  • Lapide votiva romana – 72x35cm – Murata sulla facciata del palazzo Protti ora casa Bertoia – Longarone
  • Iscrizione trecentesca (terzo importante documento del volgare bellunese) – Chiesa di santo Stefano a Belluno
  • Primitivo bassorilievo quattrocentesco con figure della Vergine e Bambino, San Francesco e San Bernardino da Siena) – Ponte sul Maè, alla Muda di Longarone)

Fontana di Castellavazzo

La fontana di Castellavazzo, su pianta ottagonale, è stata realizzata nel 1820 su progetto di Antonio Ongaro. Poggia su un alto e recente basamento in pietra delimitato da pilastri anch’essi in pietra. Il fuso centrale è formato da una colonna, terminante con un vaso con coperchio dal quale fuoriescono quattro mascheroni e altrettanti bocchettoni per l’acqua e si conclude con una decorazione “a fiammella” in pietra di Castellavazzo.

Su una delle lastre sul lato ovest corre l’inscrizione scolpita: Antonio Ongaro/1820. Dai documenti si evince che la famiglia Ongaro prosperò per più di due secoli con le concessioni per lo sfruttamento delle cave e il commercio della pietra di Castellavazzo, per poi scomparire dagli annali. La fontana fu costruita nello stesso anno in cui si diede inizio alla Strada d’Alemagna.

La fontana si caratterizza per la presenza delle ghirlande sul vaso, in coppia tra gli aggettanti mascheroni e dei festoni sulla vasca e sul sopracoperchio, appesi a dei finti ganci in pietra. Il lapicida ha prediletto l’uso del trapano e delle decorazioni a tutto tondo per creare effetti di chiaro scuro. Sulla sottile colonna e sul sottovaso si dipana una ricca decorazione a fogliame.

Torre triangolare della Gardona

I ruderi dell’antica fortezza (il fortilitium Gardonae) si trovano in località Gardona, a nord dell’abitato di Castellavazzo. Il luogo è facilmente raggiungibile percorrendo il sentiero che dal cementificio si snoda sopra il tracciato ferroviario, ricalcando l’antico percorso della strada romana.

Eretto nel 1171 da Ottone, vescovo di Belluno, il fortilitium Gardonae apparteneva, con il castello di San Giorgio a Soccher, al sistema difensivo della Contea di Belluno nel Trecento. Del presidio sono attualmente visibili i ruderi della torre, di inusuale pianta triangolare, che costituiva il corpo principale di un più esteso complesso.

In prossimità dei resti del castello, a monte della strada di accesso, si trova la cava di pietra utilizzata per la costruzione del fortilizio.

Monumento ai deportati della Shoah

Esposto fronte strada sulla parete della scuola elementare “Bambini del Vajont” in centro a Longarone.