Chiesa Monumentale di Santa Maria Immacolata
Chiesa Monumentale di Santa Maria Immacolata
Il simbolo della nuova Longarone
La nuova chiesa di Longarone è simbolo di rinascita dalla tragedia del Vajont e proprio in questo è “monumentale”, un monito e un richiamo al valore supremo della vita da salvaguardare in ogni circostanza.
Storia
La nuova chiesa muove il primo passo ufficiale il 5 febbraio 1965, quando il Ministro dei Lavori Pubblici demanda la ricostruzione di tutti gli edifici pubblici, all’Istituto per lo Sviluppo dell’Edilizia Sociale. Il desiderio di un nuovo tempio è in realtà precedente, tanto che pochi mesi dopo il disastro venne benedetta la Chiesa prefabbricata, costruita sulla piana davanti al municipio e utilizzata già dal Natale di quell’anno a lavori non ancora ultimati.
Forte della paternità dei finanziamenti, l’ISES interpella alcuni architetti, tra cui G. Michelucci e A. Gurekian (che era stato già incaricato della progettazione della Parrocchia di Longarone) di stendere un progetto per la nuova Chiesa. Il 15 novembre 1966 la commissione giudicatrice decreta il successo di Michelucci, che tenta più volte di farsi da parte per stemperare le avversità dei parrocchiani, contrari alla sua designazione, ma alla fine viene nuovamente conquistato dall’impresa.
Nel 1975, l’impresa Ferraro di Padova si aggiudica l’appalto e, con maestranze quasi interamente locali, svolge i lavori tra l’ottobre ’75 e il novembre ’77. Nell’aprile 1981 l’edificio è consegnato alla Parrocchia con i segni essenziali della Chiesa cristiana, altare e battistero, mentre il tabernacolo, ambone, campanile e organo saranno ultimati in tempi successivi.
Il progetto
L’idea caratterizzante la chiesa parrocchiale di Longarone è “la salita al Golgota”. Il compito assunto dal’arch. Giovanni Michelucci era di costruire un “monumento ammonimento” che fosse testimonianza di una tragedia, ricordo delle vittime e luogo di ricomposizione sociale e spirituale. Ecco quindi la rampa a spirale che collega i due spazi sovrapposti, tanto carichi di simboli da risultarne forse schiacciati.
La via Crucis comincia simbolicamente dalla quota interrata, con alcuni resti del precedente edificio sacro scomparso qui ricomposti in quello che viene oggi chiamato Cimitero delle Pietre Vive. Successivamente sale costeggiando le lastre metalliche recanti i nomi delle vittime del Vajont e prosegue, sempre all’esterno, sormontata dalla croce. L’ellisse che modella il vano principale della struttura permette il simbolismo della partecipazione umana all’incontro con Dio mediante il rapporto tra i due fuochi della figura, identificabili rispettivamente nell’altare e in un cerchio metallico posto nel pavimento dell’aula verso il quale convergono raggi provenienti da tutta la cavea.
Arte
La gradinata avvolge completamente tutto lo spazio interno, arrivando fin sotto l’organo che sta alle spalle del celebrante, affianco a quanto rimane di un Crocifisso smembrato della tragedia. A destra dell’altare è posto l’ambone, opera del Fiabane come il tabernacolo e l’acquasantiera. Quest’ultima accoglie quanti entrano dalla porta principale affianco la statua mutilata di Maria Immacolata.
Scendendo pochi gradini si giunge nell’aula della rinascita, passando accanto alla cappella del Santissimo Sacramento e ad una statua lignea del Cristo. In uno spazio che rimanda nel grembo materno sono il battesimo a destra e il confessionale a sinistra, divisi dal dipinto de “il Cristo del Vajont” del longaronese Italo Pradella. Tornando verso lo spazio della collaborazione si può salire a sinistra grazie ad una scala a chiocciola che porta alle gradinate sopraelevate.
Devozione e pellegrinaggi
La nuova Chiesa parrocchiale di Longarone ha ripreso la devozione della Madonna Immacolata che era stata della chiesa precedente. La sera del 9 ottobre 1982 la statua ora visibile nell’aula principale fu collocata nella posizione che già le apparteneva dopo essere stata recuperata quasi illesa nelle acque del fiume Piave presso Fossalta, vicino a Venezia.
Nel portale ad Ovest è incastonato un mattone dalla porta santa della Basilica di San Pietro, collocato da Pio XII a conclusione del giubileo del 1950 e tolto da Paolo VI all’inizio dell’Anno Santo del 1975. Testimonia il particolare legame dell’edificio con le ricorrenze giubilari.
A maggior riprova si fa notare che la prima pietra è stata benedetta il 9 ottobre 1975 da mons. Gioacchino Muccin, Vescovo di Feltre e Belluno nell’Anno Santo ordinario, dodicesimo anniversario del disastro; mentre la consacrazione è avvenuta il 9 ottobre 1983 per opera di mons. Maffeo Ducoli, Vescovo di Belluno e Feltre, nell’Anno Sacro straordinario della redenzione, per il 1950° anniversario della morte e resurrezione di Cristo, vent’anni dopo la catastrofe.