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L'emblema della tragedia

La diga del Vajont, situata al confine tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, è una delle opere ingegneristiche più imponenti del XX secolo. Costruita tra il 1957 e il 1960, la diga è tristemente famosa per la catastrofe che si verificò il 9 ottobre 1963, quando una frana provocò un’ondata di devastazione che causò oltre 1.910 vittime.

Oggi, per mantenere vivo il ricordo e la memoria, il coronamento della diga è percorribile con visita guidata – prenotazioni su Parco Dolomiti Friulane

La struttura de ‘Il Grande Vajont’ e l’aspetto geologico

La diga del Vajont è una diga ad arco-gravità, costruita con calcestruzzo. Al momento della sua costruzione, era una delle dighe più alte del mondo, con:

  • Altezza: 261,6 metri
  • Lunghezza della cresta: 190 metri
  • Spessore alla base: 22,11 metri
  • Spessore alla sommità:2.92 metri
  • Volume del calcestruzzo: circa 360.000 metri cubi

La capacità del bacino era di circa 168,7 milioni di metri cubi d’acqua, un volume impressionante che avrebbe dovuto alimentare una centrale idroelettrica per produrre energia per la regione.

Considerando l’aspetto geologico, la diga poggia poi su rocce calcaree formatesi circa 170-140 milioni di anni fa (Giurassico medio): le quali sono una formazione molto compatta e resistente,chiamata calcare del Vajont, che compone l’ossatura del monte Toc e che non ha partecipato al movimento franoso. Su questa tipologia di roccia, tra 135-80 milioni di anni fa (Cretacico inf-sup), si è stabilizzata una seconda struttura geologica, costituita da un complesso di rocce stratificate e molto fratturate, deformabili. Questa fu la formazione interessata dal movimento franoso, che causo l’onda che poi colpi la valle di Longarone nel 9 Ottobre 1963.

Gli inizi…

Verso la fine degli Venti, con il crescente sviluppo industriale e di conseguenza con l’aumento della richiesta di energia elettrica, è proprio lì che si inizia a pensare allo sfruttamento della zona dell’alto Bellunese per la creazione di bacini artificiali che potessero alimentare le centrali.

Il 30 gennaio del 1929, la società idroelettrica Veneta chiede una prima concessione di derivazione del torrente Vajont per la produzione di energia elettrica, corredata del progetto dell’ing. Carlo Semenza, con un massimo invaso a quota 656 m s.l.m.. Gli studi geologici sulla valle interessata dal nuovo invaso proseguirono fino al 1930 il geologo Giorgio Dal Piaz presentò una relazione inerente all’assenza di franamenti importanti lungo le sponde dei bacini di est e ovest.

Nel 1937 venne presentato un nuovo progetto, con spostamento della diga più a ovest presso il ponte del Colomber all’altezza del punto in cui la strada che da Longarone saliva a Erto valicava la forra sul torrente Vajont passando dalla sponda sinistra a quella destra della valle. Il massimo invaso era previsto a quota 660 m s.l.m.; a esso era allegata una relazione geologica a firma di Dal Piaz, sostanzialmente combaciante con quella del 1930, che estendeva la validità delle sue affermazioni fino alla nuova posizione della diga.

La frana

La frana del Vajont è un evento eccezionale per quattro aspetti:

Dimensioni: la frana ha un fronte di 2 km, un perimetro di circa 2,5 km e un volume di 260 milioni di metri cubi.
Una frana di dimensioni così rilevanti non è mai stata riscontrata in Europa in epoca storica (dopo le glaciazioni).

Compattezza ed unità: il materiale è scivolato in un blocco unico, senza smembrarsi in una cascata di massi disarticolati; si sono addirittura conservate le forme che il terreno aveva in precedenza.

Velocità: prima della catastrofe il versante sinistro del Vajont fu interessato da un movimento continua, ma lentissimo, rilevabile con apparecchiature di precisione. Nel pomeriggio del 9 ottobre 1963 il movimento aumentò, ma è alle 22.39 che il movimento mutò radicalmente raggiungendo i 90 km/h.

Spostamento d’acqua: la massa complessiva d’acqua spostata è stata valuta in 50 milioni di metri cubi, dei quali 8 milioni sono stati spinti verso Erto, 15 milioni si sono riversati nel bacino stesso formando piccoli laghetti e 25 milioni hanno scavalcato la diga, abbattendosi, attraverso la forra del Vajont, nella valle del Piave.